L’economia circolare è di casa in Olanda

L’Olanda insieme a Francia, e la Scozia è uno dei primi paesi in Europa che ha maggiormente creduto nelle potenzialità dell’economia circolare. Numerose sono le iniziative già in corso, o in fase di progettazione, nei settori della simbiosi industriale, del riciclo, del leasing e della sharing economy.
L’impulso arriva anche dal governo centrale che ha messo l’economia circolare tra le priorità nella programmazione nazionale ed europea. L’Olanda, che dal primo gennaio ha la presidenza di turno dell’Unione Europea, aveva già fatto sapere che i due dossier prioritari della sua agenda sarebbero stati, per l’appunto, l’economia circolare e l’inquinamento dell’aria.
Crescita sostenibile non significa solo ridurre le emissioni di CO2”, scriveva l’attuale presidenza Ue, secondo cui “la nostra economia non ha solo bisogno di diventare a prova di clima, ma anche circolare, in cui gli obiettivi economici convergono con un uso e riuso responsabile di materie prime ed energia“. Vedremo se gli olandesi, con le altre questioni scottanti che si stanno aggiungendo, riusciranno nell’obiettivo di fare convergere i 28 stati membri entro il prossimo giugno ad a una posizione comune. Necessaria per poi passare ai negoziati con Parlamento e esecutivo Eu.
Sono diverse le piattaforme, i progetti o fondazioni che sono nate negli ultimi tre anni nel paese allo scopo di facilitare una transizione dall’attuale modello economico lineare ad uno più circolare e che hanno aggregato soggetti istituzionali, privati, università, centri di ricerca e ONG. L’esempio europeo al quale i  Paesi Bassi si sono ispirati, e che ha fatto scuola a livello internazionale, è il programma Circular Economy 100” ,della Ellen MacArthur Foundation. Si tratta di una piattaforma globale che riunisce 100 aziende leader di mercato, ma anche istituzioni accademiche, governi centrali, città, soggetti innovatori, PMI e altri affiliati. Non per nulla il gruppo olandese di aderenti ufficiali al programma è il più folto… Degli otto global partners della fondazione due sono multinazionali in parte (come Unilever) o totalmente olandesi, come il gruppo Philips.

Va detto che i progetti pilota di Philips vengono solitamente realizzati in Olanda, sia per la presenza di condizioni ottimali a livello organizzativo o di logistica rispetto ad altre realtà estere, ma soprattutto per la forma mentis che caratterizza il suo popolo. Gli olandesi sono portati a ragionare fuori dagli schemi e ad avere, allo stesso tempo, un approccio molto pragmatico nella ricerca delle possibili soluzioni, poco influenzabile da conformismi o preconcetti di varia natura. Per saperne di più guarda il video riferito al webinair (in inglese) sull’iniziativa Netherlands as a circular hotspot tenutosi durante l’evento a cadenza annuale, Disruption Innovation Festival 2015.

Tra le città olandesi che ambiscono a diventare città circolari non può non esserci Amsterdam, ma anche Haarlemmermeer che, insieme ad altri 13 comuni formano il distretto City Region of Amsterdam . Amsterdam ha affidato alla cooperativa Circle Economy nel 2014 uno studio ,  in progress, per identificare le potenziali aree di sviluppo di modelli economici circolari, le opportunità economiche locali che ne possono conseguire, e quali strategie adottare per arrivarci concretamente. Il programma di sostenibilità che la città di Amsterdam ha reso noto nel marzo del 2015, già prevedeva come obiettivi al 2020 un aumento del 20% della quota di energia rinnovabile utilizzata e una diminuzione del 20% delle emissioni attraverso un piano che interessa sia il trasporto privato che pubblico.

Ora l’economia circolare entra a far parte integrante del programma di sostenibilità a lungo termine con il coinvolgimento dei suoi abitanti.
I cittadini sono stati informati sullo studio e caldamente invitati ad esprimersi in merito con suggerimenti, proposte ma anche pareri su eventuali ostacoli che possono impedire la realizzazione di progetti circolari tramite una consultazione aperta sul sito del comune di Amsterdam.

Lo studio effettuato da Circle Economy insieme all’ente di ricerca indipendente TNO e Fabric , uno studio di design, ha individuato nella gestione dei flussi del rifiuto organico e del settore delle costruzioni due settori ricchi di opportunità per una riconversione economica da lineare a circolare della città e della City Region. Prendendo in esame il ciclo di vita dei due flussi dal momento che entrano in città al momento in cui diventano rifiuti e vengono smaltiti si possono individuare le fasi in cui è necessario intervenire per evitare che il valore economico di materiali riutilizzabili o riciclabili si perda.
Lo studio ha stimato l’impatto economico e di risparmio dei materiali che una gestione circolare di questi due flussi potrebbe determinare sul lungo termine.
Valore economico : un’implementazione delle strategie di riuso nel settore delle costruzioni è capace di generare un valore economico di 85 milioni di euro annui mentre una gestione più efficiente del rifiuto organico renderebbe 150 milioni.
Risparmio di materiali: il risparmio di materiali può essere stimato in quasi 900 mila tonnellate annue, un importo significativo per una regione che ne importa  3.9 milioni di tonnellate.

Tra le piattaforme, progetti più interessanti su cui prossimamente torneremo, c’è il programma Netherlands as a circular hotspot, un’iniziativa che ha il compito di promuovere i Paesi Bassi a livello internazionale come paese pioniere per un’economia circolare. Il programma è organizzato dalla cooperativa Circle Economy con il sostegno del governo olandese.

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Il responsabile del programma è Guido Braam di cui proponiamo un’interessante intervista dello scorso novembre che si trova sul sito della commissione Europea alla sezione Ambiente/ Interviste agli esperti: Una nuova gestione per l’economia circolare. Braam racconta sulle esperienze di economia circolare in corso in Olanda e sul ruolo che gli olandesi possono giocare a livello europeo per una sua più rapida diffusione. I temi trattati e le conclusioni delineate da Braam nell’intervista sono perfettamente trasferibili/adattabili al contesto italiano e di altri paesi europei.
Guido Braam è anche un membro del comitato che ha preparato Circular Economy: From Wish to Practice, un report pubblicato dal Dutch advisory Council for the Environment and Infrastructure (Rli) presentato lo scorso giugno 2015 ai ministri per gli Affari Economici e per l’Ambiente. Una delle principali questioni sollevate nel rapporto è la necessità di una governance più efficace per coordinare le iniziative di economia circolare nei Paesi Bassi.

Il rapporto sostiene che serva un’ampia agenda di interventi condivisa tra i diversi ministeri nei Paesi Bassi per creare una maggiore coerenza tra le iniziative di economia circolare. Cosa ne pensa?

 

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