Le 10 Mosse
10 Azioni per l’Industria utilizzatrice di packaging e la Distribuzione Moderna per una Prevenzione eco efficace dei rifiuti da imballaggio e la promozione del Riuso
1) Ripensare e innovare i prodotti del domani con un visione di sistema per renderli il più possibile circolari. Se si vuole affrontare il problema dell’insostenibilità degli attuali processi di produzione e consumo l’innovazione non può essere applicata ad un solo aspetto del prodotto se non si ripensa il sistema di utilizzo in cui il prodotto (o servizio) compie ed esaurisce il suo ciclo di vita. Una reale innovazione guarda infatti al sistema nel suo complesso con l’obiettivo di valorizzare gli output (attualmente scarti) come input per altri processi traendo ispirazione da quanto avviene in natura. La progettazione sistemica parte dall’individuazione del bisogno primario e dalla funzione che un prodotto o servizio devono soddisfare eliminando o riducendo al minimo gli impatti negativi come la produzione di rifiuti o inquinamento. Anche l’imballaggio diventa uno strumento per la sostenibilità delle merci e per la sostenibilità complessiva del prodotto. Si parla oggi di Blue Economy, di Economia Circolare, di Biomimesi, di Design Sistemico come discipline nate da questo nuovo modo di guardare al futuro.
Esempio per prodotto detergente. Se si deve progettare un sistema di pulizia è necessario concentrarsi sulla funzione (es. pulire un tessuto) e sul contesto (territoriale e culturale) nel quale l’azione deve essere svolta; in questo modo è possibile innovare realmente il sistema di pulizia che potrebbe abbandonare tecniche tradizionali basate ad esempio sull’acqua e sui detergenti. L’innovazione applicata al processo di tintura ha dato vita a ColorDry, un nuovo sistema adottato da Nike per tingere tessuti sintetici senza acqua e sostanze chimiche. Il contesto territoriale influisce in modo determinante sulle scelte progettuali per soddisfare un bisogno. La disponibilità di risorse a livello locale influirà sulla scelta della tecnologia più adatta così come la possibilità di riutilizzare gli output dei vari processi produttivi come materia prima seconda per nuovi manufatti.
Quale opzione di prodotto e imballaggio. Nella fase decisionale di progettazione di un prodotto detergente le decisioni sulla sua formula (liquida, solida, concentrata, in polvere, etc) così come sulla modalità di erogazione più adatta ad un determinato contesto ( alla spina, vuoto a rendere, etc) potranno difficilmente convergere su un unico modello standard che “funzioni” a livello globale. La decisione sul packaging più appropriato a contenere il prodotto dovrebbe tenere conto del territorio/paese di destinazione, delle specificità delle sue strutture commerciali e distributive e di come vengono gestiti rifiuti e imballaggi tra opzioni di raccolta e riciclo lì presenti. Un imballaggio pensato per paesi in cui la cultura e le infrastrutture per riciclarlo sono assenti non potrà essere identico ad un imballaggio pensato per un territorio in cui una rete efficiente di riciclo è invece attiva e performante. Dall’avvento dell’imballaggio di plastica negli anni settanta che ha gradualmente mandato in soffitta il sistema del vuoto a rendere in vetro per le bevande, si è andati nella direzione opposta. Recentemente l’industria della birra sta sostituendo i fusti in acciaio riutilizzabili con fusti a perdere in PET. Le industrie hanno così ridotto le spese e aumentato i guadagni esternalizzando i costi sulle comunità. L’abbandono dei rifiuti plastici è causa di un gravissimo inquinamento dei mari e corsi d’acqua con conseguenze sanitarie ed economiche ingenti.
In attesa che le sfide ambientali vengano accolte da aziende e governi con la dovuta urgenza e si traducano in eco-innovazione, in nuovi modi di pensare il futuro, di progettare ed usufruire dei beni è indispensabile che le aziende responsabili mettano in pratica le azioni più facilmente attuabili nell’immediato che vengono descritte nelle mosse da 2 a 10.
2) Minimizzare l’impiego di imballaggi, ridurre all’essenziale quelli necessari, eliminare il sovraimballaggio e alcune tipologie di componenti accessorie che impediscono un riciclo eco-efficiente. Tra gli esempi di imballaggi superflui più comuni ci sono le confezioni di cartoncino ( dentifrici o altri prodotti di detergenza), gli involucri che avvolgono confezioni multiple di prodotto (dal caffè all’acqua minerale) e le fascette per richiudere le confezioni di prodotti da forno. Tra le componenti accessorie ci sono i tappi di plastica applicati o termosaldati alle confezioni di bevande in tetrapack, i tappi non removibili come nel caso dei vasetti in vetro delle spezie, etc. Per entrambe le tipologie è possibile ridurre lo spreco con l’ecodesign che tenga però conto del comportamento dell’utente medio. Anche quando le componenti sono facilmente separabili non è affatto automatico che vengano separate e conferite in flussi diversi a seconda del materiale.
Soluzioni: mentre i tappi a vite andrebbero eliminati, gli involucri per confezioni multiple possono essere ridotti al minimo con fascette oppure eliminati adottando soluzioni grafiche che identifichino i pack dei prodotti non vendibili separatamente. Per sostituire le fascette per richiudere le confezioni si possono usare invece clip e mollette esistenti in commercio.
(Presentazione scaricabile dal menu a sinistra in questa pagina – in *.ppt o *.pdf)