Sacchetti: una guerra inutile di cui avremmo fatto volentieri a meno

L’Associazione Comuni Virtuosi interviene in un dibattito dai toni accesi e dalle argomentazioni confuse da parte di chi lo alimenta che vede sparire in secondo piano proprio l’ambiente,  che doveva essere il beneficiario del provvedimento.

****COMUNICATO STAMPA***

La nostra associazione presidia da tempo il tema del consumo eccessivo di shopper monouso e precisamente dal 2009 quando lanciammo la storica campagna Porta la Sporta che ha coinvolto complessivamente nelle quattro edizioni della sua “Settimana Nazionale della Sportaoltre 23 sigle della grande distribuzione.
L’approccio che abbiamo scelto, e mantenuto nel tempo nei riguardi di tutti i soggetti destinatari delle nostre proposte, sia che si trattasse della Distribuzione Organizzata che di aziende, è sempre stato di tipo propositivo e collaborativo, anche se questa scelta non ha sempre pagato.

Infatti la maggior parte delle nostre proposte rimangono ancora ora in attesa di essere recepite. Ci riferiamo nello specifico ai più recenti appelli fatti al gruppo Carlsberg e Bormioli e alla proposta effettuata alla GDO, ormai sette anni, di affiancare un’opzione riutilizzabile al sacchetto ortofrutta monouso con l’iniziativa “Mettila in rete”. In questo momento sono diventati tutti accaniti sostenitori delle retine ortofrutta ma sino a qualche giorno fa non se ne parlava ancora così diffusamente.

Quando siamo venuti a conoscenza di questo provvedimento abbiamo avuto le nostre perplessità, sia nel metodo rispetto al modo in cui si è arrivati all’approvazione di una legge senza aver consultato i soggetti portatori di interesse, che nel merito di come è stata scritta. Come associazione avremmo fornito volentieri il nostro contributo sulla base dell’esperienza e delle conoscenze anche internazionali maturate sul tema, ma non ne abbiamo avuto l’occasione. Purtroppo nel nostro paese il coinvolgimento e la partecipazione dei portatori di interesse nei processi decisionali ad interesse pubblico, e nei preliminari che sottintendono alla scrittura delle proposte di legge, non sono una prassi consolidata come in altri paesi.

Questo è un peccato perché, probabilmente, si sarebbe potuto prevenire una polemica che ha assunto i toni di una campagna elettorale, dove le persone si sono divise in tifoserie prendendo posizioni su argomenti che non conoscono e che aumentano il caos. Soprattutto c’è una grande confusione sulle normative europee alimentata anche da alcuni media e su chi detiene la responsabilità circa quanto sta accadendo tra: gli autori del provvedimento, i ministeri chiamati in causa e la grande distribuzione. In queste sterili contrapposizioni chi finisce in secondo piano e viene delegittimato è proprio l’ambiente.

Lo scorso due novembre siamo intervenuti sul tema con un appello diffuso sul nostro sito, sui social media e presso la GDO augurandoci di poter vedere da parte dei Ministeri competenti l’apertura di un tavolo di confronto aperto a tutti i portatori di interesse, propedeutico ad un’entrata in vigore del provvedimento.

Abbiamo espresso la nostra posizione che, in estrema sintesi, riteneva il provvedimento ambientalmente efficace a condizione che potesse portare ad una riduzione del consumo di sacchetti usa e getta, seppur in bioplastica compostabile, in linea con la gerarchia europea di gestione dei rifiuti che indica nella prevenzione e nel riuso l’opzione ambientalmente più efficace. Siamo invece favorevoli ad una disincentivazione economica di tutte le tipologie di sacchetti usa e getta e/o all’incentivazione degli acquisti a basso impatto di imballaggio o a zero imballaggio attraverso il riuso dei contenitori.  Abbiamo espresso la nostra preoccupazione sul fatto che disincentivare economicamente un solo materiale con cui si producono i sacchetti monouso avrebbe spostato la scelta degli esercizi commerciali verso l’opzione che non deve essere battuta a scontrino al cliente. Infatti alcune insegne della GDO stanno passando ai sacchetti di carta che non sono privi di un impatto ambientale.

Continuiamo ad augurarci, nonostante il primo parere negativo espresso dal ministero della salute rispetto al riuso, che l’iniziativa di cui siamo stati precursori, e che la Coop Svizzera ha inaugurato da un paio di mesi nei suoi punti vendita con ottimi risultati, possa trovare finalmente applicazione presso la GDO, grazie ad un nuovo intervento ministeriale.   Tanto più che, come chiarisce l’intervento del portavoce della Commissione Europea per l’Ambiente Enrico Brivio, la legislazione EU del 2015 mirava a ridurre il consumo di buste di plastica anche attraverso il riuso.
In occasione della comunicazione alla GDO del novembre scorso abbiamo proposto alle insegne di sviluppare con la nostra collaborazione un modello di sacchetto riutilizzabile a filiera corta che possa essere prodotto in Italia a partire da filati in poliestere o nylon post consumo prodotto da aziende italiane.

Infine abbiamo invitato la GDO ad allentare la rigidità dei loro regolamenti sull’esempio di Coop Svizzera che permette ai suoi clienti di mettere più referenze nello stesso sacchetto e a trovare delle soluzioni per permettere ai propri clienti di usare meno imballaggio in tutti i settori.

Questi sono gli argomenti sui quali ci piacerebbe discutere razionalmente con tutti i portatori di interesse e i Ministeri competenti dai quali si stanno attendendo chiarimenti in modo che il tema della prevenzione dei rifiuti da imballaggio torni ad essere l’obiettivo di questo e futuri provvedimenti a carattere ambientale. Al momento possiamo solamente rilevare che a distanza di due mesi si sono avvicinati alla nostra posizione anche coloro che sino a ieri erano impegnati nella difesa tout court del provvedimento, e questo non può che farci piacere.

Leggi anche l’aggiornamento: Sacchetti ortofrutta: una proposta alla GDO per superare l’impasse