Per “un mondo senza rifiuti” Coca Cola deve correre

Lo sconcerto e l’alto livello di preoccupazione causato dall’inquinamento da plastica nella pubblica opinione, un tema che mai prima degli anni 2017-2018 era stato coperto con regolarità dai media guadagnando le prime pagine, costringe i produttori di bevande a presentare misure più ambiziose.

Ecco che Coca Cola lancia il piano World Without Waste (WWW) che rappresenta un’estensione a livello globale del “Sustainability Action Plan for Western Europe”, presentato alla fine dell’anno scorso che ricalca gli impegni presi dalla Coca Cola nell’ambito dell’adesione al Global Commitment nel 2018 della Ellen McArthur Foundation (EMF) .

Per quanto riguarda l’obiettivo tutto sommato più semplice di portare al 25% la percentuale di contenuto riciclato delle bottiglie in PET entro il 2025 (rispetto al 50% del programma WWW) la strada rimane ardua. Nel rapporto del 2021 di monitoraggio sull’avanzamento degli impegni da parte degli oltre 500 tra aziende, governi e organizzazioni del Global Commitment si legge che la multinazionale è passata dal 9% di contenuto riciclato del 2018 all’11,5% del 2020. Arrivare al 25% entro il 2025 significa andare oltre ad un raddoppio in cinque anni. Un traguardo impossibile, a meno che la multinazionale non sciolga le riserve nei confronti dei sistemi cauzionali e contribuisca a farli diventare una realtà in tutti i paesi dove ancora mancano. Non solamente quindi, nei 35 mercati globali citati sul report che sono caratterizzati da una bassa disponibilità di PET post consumo.

La percentuale di riuso del packaging di Coca Cola è crollata dal 4% complessivo del 2019 all’1,7% del 2020, una tendenza al ribasso in linea con i risultati del settore delle bevande. Anche se i firmatari del Global Commitment (GC) non hanno fissato degli obiettivi di riuso, una maggiore quota di riuso significa raggiungere più facilmente l’obiettivo di raccolta riferito ai contenitori monouso tra bottiglie e lattine, e, indirettamente, una riduzione del consumo di materia vergine. A questo proposito la Coca Cola ha sottoscritto l’impegno a ridurre del 20% entro il 2025 la sua quota di utilizzo di plastica vergine calcolata in peso sulla base del consumo del 2019 (pari a 2.961 tonnellate) .

Va detto che la Pepsi Co – diretta concorrente di Coca Cola – essendosi impegnata nel poco ambizioso obiettivo del 5% di riduzione di polimero vergine ha più probabilità di raggiungere l’obiettivo. Tuttavia sul fronte del target di contenuto riciclato per le bottiglie in PET , con il suo attuale 5%, è molto più indietro della sua rivale (all’11,5%) rispetto al raggiungimento del target del 25% al 2025.

Per quanto riguarda invece l’obiettivo più sfidante del programma World Without Waste, di arrivare a raccogliere una quantità di imballaggi corrispondente all’immesso al consumo su base annuale, Coca Cola dovrebbe fare i salti mortali attivando tutte le possibili strategie a livello globale già accennate. In particolare dovrebbe aumentare la quota di bevande commercializzate in sistemi di vuoto a rendere con ricarica – soprattutto nei paesi privi di infrastrutture di raccolta e riciclo – e sostenere l’adozione di sistemi cauzionali e di infrastrutture per il riciclo e il riuso in tutti i suoi mercati. Nel Progression Report del GC si legge infatti che solamente circa il 60% del suo packaging viene raccolto per essere riciclato o ricaricato, e che per quanto riguarda le bottiglie in PET la percentuale scende sotto al 50%.

 

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