Melpignano
Melpignano (Lipignana in griko) è situato nel Salento centrale, dista 26,3 km dal capoluogo provinciale e appartiene alla storica regione della Grecìa Salentina, un’isola linguistica di nove comuni in cui si parla un antico idioma di origine greca, il griko. Il comune è celebre per ospitare il concerto finale del Festival della Notte della Taranta.
Il territorio del comune di Melpignano, presenta una morfologia totalmente pianeggiante, confina a nord con il comune di Castrignano de’ Greci, a est con il comune di Cursi, a sud con il comune di Maglie e a ovest con i comuni di Cutrofiano e Corigliano d’Otranto.
L’agro di Melpignano è ricco di uliveti e di zone adibite a pascolo. Melpignano, crocevia di scambi commerciali, culture e lingue diverse nel passato, rappresenta oggi un’interessante esperienza di sviluppo integrato del territorio, dove la bellezza dei luoghi e dell’importante patrimonio artistico esistente, bene si coniuga con la capacità di tutelare la tradizione e di conservare il piacere dell’ospitalità. In una campagna ricca di ulivi e di essenze selvatiche si conservano e si tutelano muretti a secco e costruzioni in pietra, mirabili esempi di architetture rurali.
Il territorio circostante è ricco di cave da cui si estrae la famosa pietra leccese, il pregiato materiale utilizzato nel tempo per costruire case ed edifici storici e che oggi viene impiegata anche per lavori di artigianato artistico.
In un centro storico ancora ben conservato, tra mehir e case a corte inaspettate, si scoprono alcune perle architettoniche uniche per il loro genere.
A Melpignano, comune della Grecìa Salentina, oltre al dialetto salentino, si parla il Griko. Il grecanico o griko (anche grico) è un dialetto (o gruppo di dialetti) di tipo neo-greco residuato probabilmente di una più ampia e continua area linguistica ellenofona esistita anticamente nella parte costiera della Magna Grecia.
I greci odierni chiamano la lingua Katoitaliótika (Greco: Κατωιταλιώτικα, “Italiano meridionale”). La lingua, scritta in caratteri latini, presenta punti in comune con il neogreco e nel frattempo vocaboli che sono frutto di evidenti influenze leccesi o comunque neolatine.
La Storia
Il territorio di Melpignano fu abitato sin dall’età del bronzo come testimoniano i menhir e dolmen presenti nell’abitato e nelle campagne circostanti. L’origine vera e propria del centro però rimane dubbia anche se le diverse ipotesi la farebbero risalire ai Greci del Peloponneso o che sarebbe stata fondata da Melpinius, un centurione romano che ottenne in sorte queste terre a seguito dell’occupazione romana. Un’ipotesi mitologica lega la fondazione del paese alla musa Melpomene.
Colonizzata certamente dai romani, cadde per oltre cinque secoli sotto la dominazione greco-bizantina che ne caratterizzò radicalmente gli usi, i costumi e la lingua locale: il griko. Gli influssi della cultura greca sono tutt’ora visibili nelle tradizioni e nel folklore. Con l’avvento dei Normanni, Tancredi d’Altavilla assegnò il feudo a Giambattista Lettere (1190); passò poi a varie famiglie feudatarie: nel 1396agli Orsini del Balzo, successivamente, grazie al re Ferrante d’Aragona, agli Aiello Tarantini, ai Musco, ai Ramírez de Glanos, ai Castriota, agli Acquaviva d’Aragona e infine nel 1757 ai de Luca che furono gli ultimi feudatari di Melpignano.
Con l’abolizione della feudalità nel 1806, Melpignano fu aggregato a Castrignano de’ Greci che insieme costituirono un unico comune. L’unione amministrativa tra i due centri fu interrotta il 1º gennaio 1837.
Da vedere
Tra le architetture religiose di Melpignano, una delle più importanti è la Chiesa di San Giorgio, il risultato di un consistente intervento di ristrutturazione e ampliamento, effettuato tra il 1785 e il 1794, dell’antica chiesa parrocchiale che la comunità di Melpignano aveva innalzato intorno ai primi decenni del Cinquecento. L’interno, a tre navate e a croce latina, possiede una copertura a volta. Ospita pregevoli altari barocchi intitolati al Battesimo di Gesù, al Crocefisso, a Sant’Anna, al Cuore di Gesù, a Sant’Antonio di Padova, a San Giorgio e alla Madonna Addolorata.
La Chiesa dell’Assunzione della Vergine, invece, fu costruita intorno ai primi anni del XVI secolo. La Chiesa ed ex Convento degli Agostiniani, però, costituisce una delle maggiori testimonianze del Barocco leccese nel Salento. Edificato a partire dal 1573, fa parte della serie di conventi e monasteri voluti dalla Chiesa latina per imporre la propria presenza in un’area fortemente legata al rito greco.
Nell’ampio spazio antistante si svolge ogni anno il concertone finale del Festival della Notte della Taranta.
E ancora abbiamo la Cappella di Sant’Antonio de lo Cairo, o del Cairo, è situata poco al di fuori delle mura del borgo antico; la Cappella di Santa Maria Maddalena, costruita nel 1661; la Cappella di San Michele Arcangelo, una cappella privata costruita nel 1741; la Cappella di San Pietro d’Alcantara un’altra cappella di proprietà privata realizzata nel 1693.
Tra le architetture civili abbiamo il Palazzo Marchesale De Luca edificato nel 1636, sorto al posto di un castello quattrocentesco, di cui si possono ancora intravedere alcuni elementi. Del palazzo fa parte anche un bellissimo giardino, con un’area di sosta circondata da balaustre in pietra leccese, una fontana al centro dei viali disegnati a scacchiera, un pergolato e panche in pietra per il riposo.
Il Frantoio ipogeo è interamente scavato nel banco roccioso e costituisce una preziosa testimonianza storica della cultura e dell’economia locale. Realizzato nel XVII secolo, conserva ancora le grandi vasche per la molitura delle olive, le macine in pietra e i torchi per la spremitura.
E ancora Piazza San Giorgio, nel cuore del paese, si presenta perimetrata da una serie di portici rinascimentali a tutto sesto, dalla Chiesa Madre, dalla Cappella della Madonna Assunta e dalla Torre dell’Orologio (1901). I portici costituiscono un raro esempio in Puglia di architettura realizzata a fini commerciali.
Infine tra i siti archeologici abbiamo numerosi Menhir quali: Menhir Minonna situato nell’abitato; Menhir Candelora inglobato nel muro di cinta di uno stabilimento industriale per l’estrazione e la lavorazione della pietra leccese; Menhir Lama; Menhir Scinéo; Menhir Chipuro; Menhir Masseria Piccinna. Abbiamo anche il Dolmen Specchia a circa 2 km dal centro abitato.
Da gustare
La cucina tipica salentina è umile e povera, ma molto nutriente e ricca di sapori, specchio delle tante dominazioni che si sono avvicendate in queste terre lasciando tracce indelebili nell’arte culinaria. Sia quella salentina che quella pugliese hanno una cucina tipica mediterranea che si arricchisce dei profumi e dei sapori del mare e della terra. Ogni pasto si completa con l’aggiunta di due prodotti dalla storia millenaria, il vino e l’olio d’oliva, l’oro liquido, che qui acquistano un sapore e un profumo gradevole e invitante.
Cosa fare
Negli ultimi Melpignano e il Salento in generale hanno acquisito una grande popolarità grazie al tradizionale ballo: la pizzica. Da diversi anni, grazie ad amministrazioni attente alla tradizione e al promozione della stessa, il la Grecìa Salentina non è più solo il paese “del sole, il mare e il vento”, ma anche il luogo che ogni estate raccoglie migliaia di persone che hanno imparato a conoscere ed apprezzare la loro cultura.
Melpignano, ospita da diversi il concerto finale della Notte della Taranta che si tiene l’ultimo fine settimana di agosto.
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Indirizzo
Via Garibaldi, 2
Provincia
LE
CAP
73020
Referente
Valentina Avantaggiato, sindaca
Telefono
0836332161