Quanto si riciclano i cartoni per bevande in Europa?

E’ realistico il 51% di riciclo?

Secondo lo studio, il tasso del 51% di riciclo che l’ACE, Alliance for Beverage Cartons and the Environment, attribuisce ai cartoni di bevande immessi sul mercato dell’UE nel 2019 e 2020 ( circa  900.000 le tonnellate annue) potrebbe  essere sovrastimato qualora il calcolo dei tassi di riciclaggio fossero rivisti in base alle nuove regole dell’UE sugli imballaggi emesse dalla Commissione europea nell’aprile 2019. La metodologia che deve essere utilizzata da tutti gli Stati membri a partire dalla metà del 2022 stabilisce i punti di misurazione che nel caso degli imballaggi compositi coincide con il momento in cui il materiale entra nel processo di riciclaggio effettivo in cui viene rielaborato in un nuovo prodotto, materiale o sostanza. Come si può vedere dalla tabella nr.1.1 estrapolata dallo studio, con le nuove regole i tassi di riciclo dei cartoni per bevande diminuiscono drasticamente: il tasso di riciclaggio della Germania passa dal 75% al 47,8%; la Spagna scende al 21,4%; la Svezia al 21,9% e il Regno Unito passa dal 36% al 29,5%.

I risultati di questo rapporto – sottolineano gli autori – “sollevano alcune importanti domande per una valutazione più olistica dei cartoni per bevande che includa tutto il loro ciclo di vita. Le valutazioni del ciclo di vita (LCA) esistenti hanno finora sostenuto l’idea che i cartoni per bevande forniscano una soluzione di imballaggio relativamente sostenibile. L’ampia gamma di variabili che devono essere considerate attentamente, in un’analisi LCA include di solito il tasso di riciclaggio che con la nuova metodologia di calcolo risulteranno sovradimensionati. Inoltre, le stime Eunomia non includono le perdite aggiuntive (ad es. quelle riscontrate nel processo di spappolamento), che riducono ulteriormente la quantità di materiale riciclato che effettivamente lo trasforma in un nuovo prodotto”.

Riciclo con downcycling

Un altro aspetto evidenziato nello studio è quello della dipendenza da materie prime vergini considerato che la rinnovabilità della fibra di cellulosa, materiale prevalente nella composizione dei cartoni, “non garantisce di per sé né la loro riciclabilità né la loro sostenibilità”. La produzione del cartone necessita di fibre lunghe e resistenti ottenibili solamente (almeno in Europa) da conifere a crescita lenta che crescono a latitudini molto settentrionali. Soprattutto, questo comporta che non si possa ottenere un riciclo “da cartone a cartone” (upcycling) in quanto il processo di riciclo accorcia le fibre dei cartoni per liquidi che possono essere utilizzate solo in applicazioni meno nobili (downcycling) ovvero prodotti di qualità inferiore come le scatole di cartone ondulato.

Gli ostacoli ad una reale riciclabilità

Sebbene la componente di materia prima rinnovabile che costituisce gran parte del cartone per bevande possa renderlo un’opzione interessante dal punto di vista ambientale, la potenziale circolarità dei brick è attualmente ostacolata  da fattori come:

  • Perdite elevate nei sistemi di raccolta e smistamento dovute a tassi di raccolta differenziata relativamente bassi e perdite significative nella fase di selezione;
  • Impossibilità di utilizzare il contenuto riciclato nel corpo dell’imballaggio cellulosico e nelle parti in plastica che entrano in contatto diretto con cibi o bevande, che porta ad una dipendenza da materie vergini;
  • Significative perdite di materiale nella fase di avvio a riciclo in quanto un ottimale riciclo dei cartoni necessita di infrastrutture specializzate, a cui va aggiunta la difficoltà nel recuperare le componenti in plastica e alluminio dovute alla progettazione dei cartoni per bevande.

 

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