Biccari
I dati sulla preistoria sono molto scarsi, ma proprio in territorio di Biccari è stato scoperto l’insediamento neolitico più alto della Puglia, ad oltre 700 mt. di quota in località Boschetto, lungo la riva del torrente Organo, a pochi chilometri dall’attuale centro abitato. Le origini del nucleo abitato di Biccari sono senz’altro da porre tra il 1024 ed il 1054 ad opera dei Bizantini del Catepano Basilio Bojannes (Bogiano) e del Vicario di Troia, Bisanzio de Alferana. Testimonianza dell’epoca è la possente Torre cilindrica, facente parte di una serie di avamposti militari realizzati per meglio difendere la via Traiana, importante arteria di collegamento per i traffici ed il commercio tra la zona Irpina ed il Tavoliere.
Il nome VICARI (Biccari) appare per la prima volta in un atto dell’agosto 1054 con il quale la vedova Sikelgaita dona i suoi averi al Monastero di San Pietro in Vulgano. Dopo la vittoria sui Bizantini presso il fiume olivento, un ufficiale normanno dell’esercito di Roberto il Guiscardo, un certo Pagano, si impossessa di Biccari e fortifica il primitivo nucleo abitato costituitosi all’ombra della torre, facendolo diventare una “città fortificata”. Lo stesso Pagano favorisce la nascita a Biccari di un nuovo “vescovado”, ponendo come suo vescovo un sacerdote di nome Benedetto che sarà deposto da Papa Alessandro II con una bolla del 1067. Guglielmo d’Altavilla, nipote di Roberto il Guiscardo, favorisce l’ampliamento del nucleo abitato verso Porta Pozzi e l’allargamento del territorio di Biccari. Con Guglielmo de Riccardo, Biccari diventa una baronia della Contea di Civitate. Nel 1283, signore di Biccari è Bertrando dei Reali, la cui figlia Filippa, sposando Giacomo Cantelmo, porta in dote il feudo di Biccari. Nel secolo XV, Biccari è dominio degli Stendardo: famiglia di nobile casato francese trasferitasi nel Regno di Napoli al seguito degli Angioini. E’ di Matteo Stendardo la costruzione della litica Croce di Porta Pozzi del 1473 e del Bianco Convento di Sant’Antonio completato nel 1477. Nel secolo XVI inizia la Signoria dei Caracciolo: nobile famiglia napoletana.
Nel 1534, Marcello Caracciolo ottiene dall’Imperatore Carlo V il titolo di Conte di Biccari. A lui si deve la costruzione del palazzo signorile, attualmente sede del Municipio. La Signoria dei Caracciolo termina con la morte della contessa di Biccari Antonia (1725) e passa al marito Giambattista di Capua, Principe della Riccia. Nel 1792 alla morte di suo figlio, Bartolomeo di Capua, non essendoci discendenza, il feudo di Biccari passa alla Regia Corte di Napoli. Nel 1974, il Procuratore fiscale del Regio Patrimonio, separa i beni feudali sul territorio di Biccari, per poterli affidare a privati, liberandoli da ogni vincolo feudale.
Nel 1860 Biccari fu interessata da una rivolta antiunitaria sedata nel sangue, abilmente ricostruita e storicamente documentata da Antonio Di Franco nel volume che raccoglie gli atti di un convegno sulla storia di Biccari, pubblicato a cura della Pro Loco.
Di particolare interesse storico-artistico: la Torre Bizantina, il centro storico, il portale medievale di Palazzo Gallo (piazza don Luigi Sturzo), la chiesa romano-gotica di San Quirico del XV sec., il Convento di Sant’Antonio (1477), la Croce Viaria di Porta Pozzi (1473), il Palazzo Caracciolo, la Chiesa dell’Assunta, l’altare ligneo riccamente intagliato e decorato in oro zecchino di San Michele (XVIII sec.), il palazzo Goffredo dell’800 con le sue maestose facciate, le masserie fortificate di Santa Maria ed Imporchia, il palazzo Pignatelli di Tertiveri. Biccari ha dato i natali ad uno dei più importanti economisti di questo fine millennio: Donato Menichella (ex Governatore della Banca d’Italia).
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